Importante modifica della legislazione penale della Città del Vaticano

Abolizione dell’ergastolo, sostituito con un periodo di reclusione che varia tra i 30 e i 35 anni; enunciazione del giusto processo entro un termine ragionevole e della presunzione di innocenza dell’imputato; definizione del delitto di divulgazione di notizie e di documenti; riformulazione del delitto di circonvenzione dei minori, con una dettagliata specificazione di fattispecie. Sono queste alcune delle principali innovazioni introdotte nell’ordinamento penale dello Stato della Città del Vaticano.

Si tratta dei provvedimenti contenuti in tre nuove leggi, pubblicate giovedì 11 luglio, con cui la Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano legifera su norme complementari in materia penale, modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, e su norme generali in tema di sanzioni amministrative.

Prosegue in sostanza la riforma iniziata da Benedetto XVI con le leggi emanate a fine 2010, per dotare la Santa Sede di strumenti necessari a prevenire e contrastare la criminalità, favorendo la cooperazione giudiziaria internazionale anche su riciclaggio e terrorismo.

Una necessità — come ha spiegato il Giudice del Tribunale Vaticano Giuseppe Dalla Torre, presentando le novità ai giornalisti nel corso di un briefing nella Sala Stampa della Santa Sede — per adeguare l’ordinamento penale vaticano alle molteplici Convenzioni internazionali sottoscritte e ratificate dallo Stato, a proposito della criminalizzazione di nuove fattispecie penali, della modifica delle norme generali in materia di giurisdizione, della ridefinizione del sistema di cooperazione giudiziaria internazionale, oltre alla disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche derivante da reato.

Con l’introduzione delle norme relative a quest’ultima materia, d’ora in poi il giudice vaticano potrà indagare anche su delitti e reati commessi in tutti gli organismi curiali e gli uffici della Santa Sede. Le nuove leggi sono state approvate da Papa Francesco il quale, con un Motu Proprio estende espressamente la giurisdizione penale degli organi giudiziari vaticani dello Stato della Città del Vaticano ai dipendenti della Santa Sede in relazione ai delitti indicati nelle predette leggi.

(da L’Osservatore Romano, 12.07.2013)