Antoni Stankiewicz. L’interpretazione del diritto nel “sentire cum Ecclesia”

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Nella sua allocuzione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario al Tribunale della Rota Romana tenuta il 21 gennaio 2012, Benedetto XVI ha parlato dell’interpretazione della legge canonica e della sua importanza per una corretta applicazione del diritto. L’interpretazione della legge canonica – ha affermato il Pontefice – deve avvenire nella Chiesa. Non si tratta di una mera circostanza esterna, ambientale: è un richiamo allo stesso humus della legge canonica e delle realtà da essa regolate (…). La maturità cristiana conduce ad amare sempre più la legge e a volerla comprendere ed applicare con fedeltà”. Sulle parole del Papa proponiamo alcune considerazioni del Decano della Rota, S.E. Mons. Antoni Stankiewicz, gentilmente concesse nell’ambito dei corsi dello Studium Rotale.

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Per quanto riguarda la materia dell’interpretazione della legge da parte del giudice, nel Codice abbiamo il can. 16, §. 3 che si riferisce proprio all’interpretazione a modo di sentenza giudiziale che, come quella fatta per atto amministrativo, non ha forza di legge e obbliga soltanto le persone e dispone delle cose per cui è stata data.

Il can. 17 chiarisce come le leggi canoniche sono da interpretarsi “secondo il significato proprio delle parole”, ma le parole non hanno sempre un senso del tutto univoco: la sentenza interpreta la legge e di qui la grande importan-za della questione della “creatività” dell’interpretazione, richiamata dal Romano Pontefice nella sua allocuzione alla Rota all’apertura dell’anno giudiziario.

Nell’attività interpretativa è sempre necessario tenere in considerazione il fondamento del diritto canonico.

Lo stesso concetto era stato espresso da Benedetto XVI nel suo discorso al parlamento tedesco, in riferimento al diritto secolare: la legge giusta, sia civile che canonica, deve essere fondata nel diritto naturale.

Nell’interpretare le norme canoniche non si può prescindere quindi dal diritto divino, naturale e rivelato, e dai fondamenti teologici del diritto canonico: in questo senso, per questa peculiarità, non appare opportuna ai fini della comprensione del fenomeno una comparazione con i sistemi giuridici degli altri ordinamenti statali.

L’interpretazione della legge canonica trova un limite in quello che è il fondamento stesso del diritto canonico, quindi nel diritto divino e nel Magistero della Chiesa, che non si identifica nelle sole pronunce dogmatiche ma si estende più in generale ai suoi insegnamenti. In questo senso, per la corretta interpretazione delle norme soprattutto in ambito di diritto matrimoniale, hanno di certo grande rilievo le allocuzioni del Romano Pontefice alla Rota.

Quello che è più importante è che nell’interpretazione il massimo rilievo sia dato agli elementi essenziali e fondamentali del diritto canonico, in quanto espressione del diritto divino.

Per questo il Papa nel suo discorso ha esortato non solo i giudici che applicano le leggi e pronunciano le sentenze, ma tutti gli operatori del diritto, ad interpretare la legge canonica nell’ambito del “sentire cum Ecclesia”.

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